Gli eroi son tutti giovani e belli

Non è vero, Kobe non può essere morto davvero.

Le leggende non muoiono, semmai anticipano l’appuntamento con la gloria eterna. Black Mamba non può averci lasciato così, in uno stupido e assurdo incidente con l’elicottero. Eppure ha vissuto volando e c’è una macabra logica nelle ali spezzate durante uno dei suoi tanti voli.

Kobe non mancherà alla pallacanestro, perché Kobe è la pallacanestro: la purezza del gesto, l’impossibile che diventa ordinario, il tiro in sospensione, la schiacciata, il tiro “da quattro”, il terzo tempo che ti lascia senza fiato.

Il più italiano fra le leggende della NBA, il Dio del canestro che ha calcato i nostri parquet, mai più lucidati da allora.

Nella sua carriera ha raggiunto il terzo posto tra i migliori tiratori di sempre per un totale di 33.643 punti, ha vinto 5 titoli NBA e ha partecipato 18 volte agli All Star Game.

C’è voluto un maledetto elicottero in avaria per farlo scendere temporaneamente da lassù. Eppure il terribile cobra che ti uccide in pochi secondi, il più veloce, il più letale, la leggenda dei rettili, non ha mai avuto una dimensione terrena.

Per questo non versiamo lacrime, pur se distrutti da amanti della Bellezza, dello sport, della nobile arte della pallacanestro.

Brindiamo a Kobe, perché gli eroi, in fondo, anche quando vanno via troppo presto, son tutti giovani e belli.

Autore dell'articolo: Paolo Di Caro

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