La scomparsa di Franco Battiato è una grave perdita per il mondo della musica e della cultura italiana.
Franco è stato un grande siciliano, un Italiano con la maiuscola, un artista e un uomo capace di innovare senza mai voler essere alla moda, un visionario costantemente alla ricerca di qualcosa che andasse oltre l’umano.
Battiato è stato uno dei pochi nel panorama della musica leggera italiana a preferire ai riflettori dello show business la ricerca interiore, il culto per la Tradizione, la contaminazione culturale, l’amore per la filosofia e la ricerca del trascendente e della spiritualità.
In bilico fra Nietzsche e Mircea Eliade, Guenon e Gurdjieff, la dimensione mistica dell’Islam e la religiosità della Natura, è stato capace di raccontare con struggente pragmatismo le sensazioni degli Italiani migliori di fronte all’odore del tritolo delle stragi di mafia, con il loro corollario di connivenze politiche e malaffare, in quel monumento dell’impegno civile che è “Povera Patria”.
Un cantante, un artista, dalla forte tensione ideale senza le catene e i vincoli dell’ideologia; libero, ribelle jungeriano che edifica templi mentre la secolarizzazione rade al suolo ogni barlume di spiritualismo, di identità, di radici e di senso della storia.
Battiato sembrava sempre fuori dal proprio tempo, solo perché il proprio tempo gli stava stretto, proteso com’era verso l’infinito e l’inspiegabile.
La sua mente, geniale e contorta, ha prodotto capolavori che resteranno nella storia della musica leggera italiana e che diventeranno materia di studio, forse anche grazie a quanto di lui emergerà di inedito frutto del “ritiro” nella sua casa di Milo, alle pendici dell’Etna, dove fra rispettosi silenzi e fughe di notizie si sono consumati gli ultimi anni della sua vita. E con lui quell’animale che gli viveva dentro, che non lo faceva vivere felice mai.
Un’anima bella, come si direbbe oggi, un artista a trecentosessanta gradi, un cantore di una Terra “bella e maledetta”, la Sicilia crocevia della cultura mediterranea, delle sue grandi contraddizioni.
Ci mancherai, Maestro.