Una questione di etica. E di diritto.

IL SOSTEGNO NON E’ UN AMMORTIZZATORE SOCIALE.

La notizia della settimana è l’accelerata imprevista del Ministero in chiave immissioni in ruolo per il 2021-22.

Una cosa mai vista, con le rettifiche della mobilità ancora in corso (e chissà per quanto), e la finestra di inserimento delle assegnazioni provvisorie aperta fino a 5 luglio (seguiranno tutte le scosse di assestamento del caso).

Inoltre se parliamo di immissioni in ruolo vanno considerate le graduatorie utili che a loro volta sono in attesa di essere aperte per l’inserimento di titoli di sostegno abilitazioni o scioglimento di riserve.

Ora, dato che per espletare quest’ultima operazione, comprensiva di pubblicazione, rettifiche e nuova definitiva pubblicazione, serviranno una ventina di giorni almeno, come pensa esattamente l’ei fu MIUR ora MI a fare partire la macchina già a fine giugno?

Su quali graduatorie? Quelle vecchie?

Qualcuno ovviamente farà notare che la finestra di inserimento riguarda solo sostegno e abilitazioni e siccome non esistono più percorsi abilitanti a parte la laurea in Scienze della Formazione Primaria (sulle abilitazioni ci torneremo presto), tale discorso vale solo per il sostegno e che il resto delle graduatorie sono ferme all’ultimo aggiornamento (nel caso delle GaE) o dei concorsi se parliamo di graduatorie di merito.

Beh, se permettete a nostro avviso il problema è proprio qui.

Il mese prossimo le varie università italiane consegneranno nelle mani di migliaia di docenti il titolo di specializzazione al sostegno didattico.

Un titolo che dovrebbe avere un valore non solo formale, ma anche e soprattutto etico.

I ragazzi con una disabilità certificata hanno il diritto di essere seguiti per tutto il ciclo di riferimento da chi si è formato per farlo, affrontando spese ingenti e mesi di studio.

Siamo d’accordo sulla necessità di assegnare le cattedre in questi anni a docenti privi di tale specializzazione, fossero essi di ruolo o precari, ma adesso gli specializzati ci sono, le graduatorie esplodono e da esse vanno trovate le risorse.

Il sostegno non è un ammortizzatore sociale, non è un canale di mobilità camuffato per accontentare chi non arriva ad ottenere il trasferimento anche provvisorio (intendiamoci comprendiamoperfettamente il disagio, non è una questione personale ma di etica), deve cessare di essere la ruota di scorta della scuola.

Cosa c’entra con la notizia delle immissioni in ruolo?

Ci arriviamo subito.

I docenti del V ciclo per le ragioni legate al Covid che hanno ritardato l’avvio dei corsi rischiano di rimanere tagliati fuori.

Non ci sono i tempi tecnici, se tutto verrà avviato a fine giugno questa sarà la conseguenza inevitabile perché diverse università completeranno il corso oltre la metà di luglio, costringendo i vari uffici scolastici regionali ad utilizzare le vecchie graduatorie, quelle senza gli specializzati del V ciclo.

Non sappiamo come la vedete voi, ma a noi appare come un’ingiustizia e non riusciamo ad immaginare una soluzione da viale Trastevere per evitarla.

A ciò si aggiunge la problematica dei posti da destinare alle immissioni; il MI ne ha richiesti 70 mila, ben 14 mila in meno di un anno fa, il MEF non ha ancora risposto ma di solito si procede ad un taglio, abbassando ancora di più il numero.

Quello annunciato come l’anno della sistemazione dei precari rischia di diventare uno dei peggiori mai visti, perché per effetto delladivisone dei posti per i 4 ordini scuola, poi per regioni e province e infine dallo scorporo dei posti di sostegno i numeri si prevedono davvero miseri.

Il tutto mentre ogni anno vengono assegnate oltre cento mila cattedre annuali (supplenze per essere chiari) che uccidono la continuità didattica e mortificano il lavoro svolto sull’alunno.

Non si può programmare a lunga scadenza, non si può immaginare un progetto che coinvolga enti, famiglie e territorio, è tutto sommario, raffazzonato e tremendamente superficiale.

Nel 2017 all’alba del terzo ciclo del sostegno le graduatorie erano vuote a causa della riforma dello stesso corso e allora fu giusto reperire risorse temporanee utilizzando anche il personale non formato; di lì la scelta di concedere le assegnazioni provvisorie ai docenti con un solo anno di servizio su cattedra di sostegno in modo tale da permettere loro di lavorare vicino casa in attesa del trasferimento definitivo.

Allo stesso tempo è stata concessa la possibilità a tanti precari senza titolo di lavorare, guadagnare e fare punteggio.

Ma oggi quella necessità è cessata, le graduatorie scoppiano di docenti specializzati, inoltre è in fase di lancio il bando del VI ciclo che specializzerà altre migliaia di insegnanti, ma così facendo il rischio è la saturazione dell’elenco sostegno come già avvenuto per le classi di concorso canoniche, soprattutto al sud.

Urge una scelta politica vera, di quelle con la P maiuscola, serve la trasformazione di una buona fetta (almeno il 30%) dell’”organico”di fatto in “organico di diritto” in modo tale da autorizzare le stabilizzazioni che servono alle scuole per poter contare ogni anno su un corpo docenti che non sia traballante e provvisorio.

Altrimenti continuare a sfornare specializzati servirà solo a riempire le tasche delle università, il che può anche andare bene ma solo se finalizzato ad uno scopo reale e tangibile che oggi francamente non percepiamo a fronte invece di una grande confusione.

Autore dell'articolo: Chris Grasso

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